MAPPA DEL NERA

25 · Passerella via del Cassero

La passerella in ferro occupa il sito dell’antico ponte romano che superava il Nera e entrava nella città da Sud, di cui non si hanno notizie.
La prima notizia certa si ha nel 1389: nel marzo di quell’anno quel che era un ponte di legno detto “ponte di Sant’Antonio”, fu distrutto da una piena del Nera.
Fu ricostruito due anni più tardi.
Nel 1550 crollò di nuovo e il Comune ne affidò la direzione per la nuova costruzione a Jacopo Barozzi, il Vignola. Arrivò anche da Roma l’architetto Alessandro Fontana, per provvedere a ulteriori riparazioni.
Nel 1605 gli architetti Battista Rossi e Girolamo Rainaldi, sotto la direzione di Domenico Fontana, idearono un nuovo piano di esecuzione, per le cui spese parteciparono anche i castelli di Papigno, Miranda e La Rocca.
La nuova costruzione, fondata su un pilone del ponte di Vignola ancora in ottimo stato, fu inaugurata nel 1611 da papa Paolo V.
Il destino del Ponte Paolo, con la lapide e gli stemmi posizionato su esso, fu segnato dal bombardamento del 19 settembre 1943.

 

La storia del “Cassero”

Probabilmente già in epoca romana esisteva una fortificazione nei pressi del fiume Nera (il nome Cassero o Cassaro deriva dal latino Castrum Arx ossia accampamento fortilizio). Lo scopo di questa costruzione, in cui risiedevano stabilmente delle unità dell’esercito romano come ad esempio una legione, era quello di proteggere l’accesso meridionale alla città dove sopraggiungeva la strada che portava a Roma: la via Flaminia.

Dall’epoca romana fino al medioevo non si hanno notizie certe sulla sorte del forte. Sicuramente nel corso dei secoli subì dei gravi danneggiamenti fino a ridursi in rovina.
Fu costruito intorno al 1354 presso il tratto del fiume Nera che scorre al di fuori della Porta Romana per volontà del cardinale Albornoz, inviato nelle Marche e in Umbria per ristabilire l’autorità pontificia. Simbolo del potere papale sulla città, il Cassero fu più volte distrutto dallo stesso Comune e fatto ricostruire dal legato pontificio.

La rocca albornoziana non ebbe lunga vita, ma già nel 1404 il governatore pontifìcio Andrea Tomacelli, fratello di Bonifacio IX, ordinava ai ternani la ricostruzione del Cassero e contemporaneamente la demolizione di tutte le torri che sorgevano entro le mura della città, ma l’anno dopo, appresa la notizia della morte del papa, i ternani distrussero per vendetta il Cassero. I blocchi di pietra sponga e altro materiale dalle rovine di uno dei torrioni furono concessi dal Comune per la ricostruzione della chiesa dello Spirito Santo (1405), che sorgeva nei pressi della chiesa di San Pietro.

Il 16 settembre 1436 il Municipio decretò la ricostruzione del forte, in seguito all’ingiunzione del cardinale Vitelleschi, legato pontificio di Eugenio IV. Il 29 novembre dello stesso anno, con lo scopo di rendere inespugnabile la fortificazione, si ordinò di costruire attorno un fossato, le cui acque vennero fatte defluire dal vicinissimo fiume Nera. Inoltre si costruì una lunga muraglia munita di merli e feritoie che collegava il forte con porta Romana e quindi con le mura della città. Tutte queste opere le dovettero pagare i cittadini ternani. A lavori terminati fu nominato castellano del Cassero Antonello di Francesco da Corneto e gli fu quindi consegnato il forte e tutte le armi e munizioni necessarie per difendersi da un assalto ostile di nemici esterni.
Un anno dopo il papa risollevò il problema ed ai ternani non restò altro che provvedere a quanto richiesto: fu così costruito un muraglione di collegamento dal Cassero a Porta Romana, ad opera di Angelo e Stefano di Giovanni e di altri capomastri milanesi, completo di merli e feritoie, riutilizzando parti già esistenti. Nel 1441 il capitano Angelo Giocosi, ternano, rinforzò, scavò e ampliò il fosso che circondava il Cassero e nel quale erano immesse le acque del vicino Nera. Solo un anno dopo, nel 1442, lo stesso papa Eugenio IV accordò ai ternani la facoltà di abbattere il Cassero e questa volta la demolizione fu definitiva.

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