MAPPA DEL NERA

4 · Fiume Nera

Il fiume Nera ha segnato la storia e la fisionomia, i tratti naturalistici e l’identità industriale della città di Terni, eppure è un percorso non molto conosciuto, non troppo frequentato. 

Grazie al fiume, la nostra città è sopravvissuta alle conquiste romane trasformandosi in Interamna Nahars e diventando uno snodo importante nei traffici e nei commerci.

Nasce a 860 m slm nel grande anfiteatro morenico racchiuso tra il Monte Cornaccione, il Bove sud e Cima Vallinfante (Parco Nazionale dei Monti Sibillini), presso Vallinfante, una frazione del Comune di Castel Sant’Angelo (Macerata).

Attraversa Marche, Umbria, Lazio e dopo 110 km si getta nel Tevere presso Orte, a circa 100 metri di quota. Nel corso del tempo, il fiume è stato artefice di profonde modifiche territoriali, dal momento che ha cambiato radicalmente la posizione del suo alveo almeno quattro volte negli ultimi tre milioni di anni. Dall’azione del fiume Nera è nata la valle che porta il suo nome Valnerina. 

Lungo il suo percorso, il fiume Nera riceve le acque di numerosi affluenti, a regime fluviale e torrentizio. Il più importante di questi è il fiume Velino, che gettandosi nel Nera da 165 metri di altezza, forma la Cascata delle Marmore.

Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un fiume appenninico, il Nera ha una portata piuttosto regolare, inoltre il suo carattere cambia nel tratto di pochissimi chilometri, dal fiume “torrentizio”, giovane, impetuoso che troviamo nei pressi della Cascata delle Marmore, scopriamo, qui davanti a noi nel centro città, un fiume largo, calmo, lento, con acque torbide e limacciose.

Il fiume Nera ha una copertura vegetale pressoché continua e ciò è efficace per intercettare, trattenere e ridistribuire al suolo le acque meteoriche. Terni città ha sperimentato l’effetto della distruzione dei boschi lungo le sue sponde, fu infatti spesso vittima delle sue inondazioni.

Le opere di protezione degli argini del Nera e del Serra furono realizzate fra il 1950 e il 1960 sotto forma di muraglioni di pietra e calcestruzzo alti dai 6 ai 10 metri e larghi 1 metro. 

La sua storia

Vi sono diverse leggende riguardo all’etimologia della parola Nera, c’è chi afferma che l’origine è dovuta alle sorgenti sulfuree di Triponzo (i Sabini della valle chiamavano “nar” lo zolfo); una importante testimonianza di ciò ce la da Virgilio che nel canto VII, versi 516, 517 dell’Eneide descrive il Nera con le acque bianche proprio perché ricche di zolfo. 

Altre fonti più scientifiche indicano l’origine nella radice greca “nar” (forte, impetuoso) in riferimento allo scorrere del fiume nel suo alveo. Altri credono che a chiamarlo così furono i Naharki, popoli umbri che si insediarono lungo le sue rive tra il V e il IV secolo a C. (nahar vuol dire fiume). L’idronimo “Naar” è citato anche nella Bibbia (Gen 36:37; 1Cr 1:48) ed anche in questo caso significa “sul fiume”, in riferimento alla città di Recobot o Reobot patria di Re Saul. Altri ancora lo fanno derivare dalla radice Aar o Ahar affine a nahar, che come detto significa “fiume” e che troviamo anche nel toponimo Aar in Svizzera, nel fiume e torrente Arrone nel Lazio e presente in Valnerina nel nome di Arrone, che individua un antico centro abitato, un monte e il nome di un lago scomparso.

 

Poesie, versi, leggende

Nella cultura classica i fiumi, figli di Oceano e padri delle ninfe, erano divini e sacri. In quest’ottica nasce la leggenda della ninfa Nera che, secondo Giovanni Pontano, umanista proveniente da Cerreto di Spoleto, fece innamorare lo stesso Dio Pan. 

 Sacra ad un nume, se si crede al vate,
è questa quercia che qui sorge intera
e intatta, resta da remota etate.
Sott’essa con la Ninfa del Nera,
Pan stette, della bella diva
Preso alla forma montanina e altera.

 (la quercia sacra è quella che da il nome a Cerreto)

La leggenda forse più famosa ce la raccontano Giovan Battista Lauro in unlibro pubblicato nel 1628 e Francesco Angeloni: Nerina, figlia del dio Appennino si innamora del pastore Velino, i due si amano tra i pascoli alti, ma il padre di lei, contrario a questo amore, punisce la Ninfa trasformandola in fiume. Il pastore la cerca disperatamente, non trovandola più si getta dalla rupe nel baratro in cui scorre l’amata. Interviene Venere commossa e trasforma il giovane in un fiume. I due innamorati si abbracciano così, in eterno, nella Cascata delle Marmore e in bianche onde scendono a ringraziare il dio Tevere.

Di questa leggenda ne esistono diverse versioni, con diversi protagonisti: Giunone, persino lo Gnefro, il folletto che vive nel bosco intorno alla Cascata. Voi quale versione conoscete? Link pagina facebook.

 

Le fonti storiche

…Auditamnis sulphurea nar albus acqua…
(…udì il fiume della Nera, bianco di acque sulfuree…)

Virgilio, Eneide

Questi luoghi generano meraviglia nel visitatore, in un paesaggio che ispira le leggende, o viceversa le leggende fanno vedere il paesaggio in modo meravigliato.

Pompeo De Angelis

– 

… Le sue acquee sulfuree lambiscono il monte Fiscello…

Plinio il Vecchio, libro III Historia Naturalis

E il Nera, dalle onde biancheggianti, precipando nel Tevere…

Silvio Italico, canto VIII del Punica

Il sulfureo Nera, uno dei maggiori fiumi italici

Claudiano, Panegirico

 –

Perciò dicono essere stato chiamato Nera questo fiume, perché offende le narici con odore sulfureo e perché ha due scaturagini a guisa di due narici

Cluerio

 –

Leonardo Alberti, padre domenicano, nel suo libro del 1550 “Descrittione di tutta Italia” si sofferma sulla seconda parte dell’affermazione di Cluerio, prende in prestito solo la parola “narici”, descrive, sembra senza mai vederla, la sorgente come una doppia scaturagine di uno scoglio a forma di testa di vitello, con narici che emettono un doppio fiotto d’acqua. Fu una versione popolaresca che ebbe molto seguito.

Il Nera e il Grand Tour 

Il paesaggio attraversato dal fiume Nera fu oggetto di ammirazione da parte di pittori europei che lo hanno riprodotto en plein air e decantato nelle loro opere.

“La valle tra Narni e Terni è lo spettacolo più bello che si possa immaginare. La Nera vi serpeggia con le sue anse e i cespugli qua e là la fanno assomigliare a un grande giardino racchiuso tutto intorno da montagne.”

J.J. Wolckmann

www.plenaristi.it

 

Il Nera e l’industria

Il Nera è stato senza dubbio il protagonista della svolta industriale di questo territorio. Il terzetto Cassian Bon, Ottavio Coletti, Adriano Sconocchia, in consorzio con il Municipio di Terni, generarono nel 1874 un figlio del Nera, il canale Nerino per far funzionare i motori a pressione della costituenda fabbrica d’armi. 

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